Progetti - Missioni

ABOBO
Un cortile perenne e una clinica

Sole a picco, caldo asfissiante, gente semplice e affascinante. Il Gambella, ai confini con il Sudan, è la regione più “nera” dell’Etiopia. Il Prefetto Apostolico è il salesiano mons. Angelo Moreschi, che ha vissuto parecchi anni a Dilla come parroco e come direttore. Uomo di grande vitalità, di una passione vera e globale verso i poveri e i giovani; luce costante di orientamento, parola chiara, incoraggiante e ottimista. In questa regione sperduta i problemi cronici dei sistemi sanitari africani sono amplificati: dall’inaccessibilità dei servizi, alla carenza di farmaci, all’accesso all’acqua potabile.
Per gli Amici del Sidamo, Gambella significa Abobo, con l’Health Center che offre un preziosissimo servizio sanitario nella regione. Da qualche tempo però c’è una novità: un oratorio che sorride a tanti ragazzi sorridenti.
Quando si fa il nome di Abobo, Etiopia, alla maggior parte dei ragazzi degli Amici del Sidamo viene subito in mente il progetto sanitario che qualche temerario sta portando avanti. In effetti l’Health Centre è un ottimo punto di riferimento, stimato e riconosciuto, in tutta la regione del Gambella. Anche se i problemi e le difficoltà non mancano, i tre medici presenti - Maria Teresa Reale, Barbara Cavalli e Franco Rocca e Abba Miguel – hanno la testa abbastanza dura (e spalle robuste) per affrontare qualsiasi imprevisto. Guardando però al di là della strada, di fianco alla nuova bellissima chiesa all’ombra del campanile, si può vedere un gran polverone e sentire un gran chiasso... è l’oratorio di Abobo frequentatissimo: più ragazzi che granellini di sabbia!

ASCO
Per i bambini dell'AIDS

L’unico centro in Etiopia per la cura dell’AIDS pediatrico è l’opera delle suore di Madre Teresa ad Asco, Addis Abeba. Temesghen, Samuel, Ashennafi, Yosef, Zighe, Bethlem e altri 400 bambini lottano ogni giorno contro la malattia e contro tutto un mondo che li rifiuta, che li considera già “persi”. La loro lotta ci ricorda ogni giorno quanto ogni piccola vita sia ricca e preziosa. Ci sono 400 bambini dentro il centro per la cura dell’AIDS pediatrico, l’unico in Etiopia, e si stima ce ne siano 120.000 fuori per le strade affollate di Addis, per quelle polverose e sconnesse di questo paese, per le campagne sconfinate e i mille villaggi Sono il segno più evidente, quello che più sconvolge, di un problema che si chiama Aids. Ho capito il valore di affermare che proprio loro, i bambini dell’Aids, quelli a cui ogni diritto è negato, ci stanno insegnando come ogni piccola vita sia ricca e preziosa, come ognuna vada curata e difesa, come il mondo sarebbe infinitamente più povero senza il loro coraggio e la loro allegria.

La città dei ragazzi
A Bosco Children due, una nuova casa per i ragazzi di strada

Bosco Children è il progetto di Salesiani e Amici del Sidamo per i ragazzi di strada di Addis Abeba. Partito nel 2001 nel piccolo compound di San Joseph (quartiere Goterà, una zona centrale della città) il progetto è suddiviso in tre fasi principali: incontro sulle strade; vita comunitaria e attività educative e formative a tempo pieno nel centro; reintroduzione dei ragazzi nella vita normale.
A Bosco Children 2 otto dormitori, dodici aule per la scuola, quattro workshop, teatro. E poi lavanderia, refettorio, cucine, uffici, le case dei salesiani e dei volontari. Sui 36.000 metri quadrati nel quartiere di Mekanissa.
Il progetto Bosco Children di Amici del Sidamo e Salesiani raddoppia per aprire le porte a centinaia di ragazzi di strada di Addis Abeba. La casa che li aspetta sarà il luogo della loro crescita e della loro educazione. I ragazzi che sono stati sulla strada hanno “rotto” con le loro famiglie. Ridare il senso della “famiglia” è lo scopo vero del nostro progetto.
La casa che li accoglie deve essere la loro casa, devono sentire che qualcuno vuole loro bene, devono capire che hanno delle potenzialità enormi.
Non è dando soldi, cibo, vestiti (leggi assistenzialismo) che possiamo aiutarli. La loro crescita passa attraverso l’educazione, quella vera, quella che aiuta a non dipendere sempre e che restituisce loro la dignità di persone.
La casa che vogliamo dovrà essere “calda”, aperta, sempre capace di accogliere chiunque sia disponibile a farsi accogliere.

Le ragazze Egiserà
La faccia pulita dello sviluppo

L'Egiserà, quindici anni dopo gli inizi, è una cooperativa che dà lavoro a oltre sessanta ragazze di Zway.
Ricevono giusto salario, sussidio di maternità e ferie pagate. Quel che producono si vende in Etiopia (Bosco Shop e fiere) e in Italia (Amici del Sidamo e negozi del Commercio Equo).
Il meccanismo funziona, e ormai la cooperativa è un’impresa autosufficiente e in attivo. Ma le vere radici affondano in ben altro terreno: quello della promozione della donna e quello educativo. Una funzione sociale ben più importante di qualsiasi cifra scritta a bilancio.
Oggi l’Egiserà è una cooperativa che impiega venti donne come lavoratrici permanenti, che con la loro professionalità garantiscono qualità; altre trenta ragazze sono studentesse cui viene offerto lavoro a patto che si impegnino a completare gli studi; rimane poi spazio per diversi casi di ragazze madri o giovani in estrema difficoltà.

Laboratorio Mekanissa
Una fabbrica di idee per i ragazzi di Addis Abeba

Il Nuovo Fiore, la capitale dell'Etiopia e dell'Africa, è una città che sta conoscendo la sua rivoluzione industriale. Cantieri, fabbriche e urbanizzazione ne stanno ridisegnando il volto. In questa realtà è nata a Mekanissa una nuova scuola professionale che vuole essere un “laboratorio di idee”, di innovazione, di lavoratori. Ma soprattutto di persone. La prima idea che è diventata realtà è la scuola di meccanica. A ruota seguiranno elettromeccanica, elettronica industriale, tipografia e arti grafiche

Tokuma
I piedi sono scalzi, le mani hanno ago e filo

A Zway, nel compound dell’Egiserà, lavorano da due anni circa cinquanta donne, tra le più povere della città. Filano il cotone grezzo e tessono i gabi, fabbricano cestini, stuoini e materassi di paglia, coltivano l’orto.
Fanno quello che sanno fare, secondo un sapere manuale trasmesso dalle loro madri. Quello che è stato loro negato, invece, è arrivato sotto forma di una scuola per imparare a leggere e scrivere; educazione sanitaria di base; corsi di formazione vari.
L’obiettivo immediato è dare a queste donne un aiuto dignitoso attraverso la dignità del lavoro. Ma la speranza più bella è che diano loro stesse, un giorno, un calcio alla miseria.

Altre iniziative

Gli Amici del Sidamo sono particolarmente vicini ad altri progetti, dove attualmente non sono presenti i volontari.
Desideriamo ricordare la mensa dei poveri e la Casa degli Orfani di Dilla, l’asilo di Metu, la collaborazione con Donato nel seguire i suoi 400 bambini, le missioni salesiane di Adigrat, Adua, Mekallé e quelle dell’Eritrea, Asmara e Dekamare.
Il sostegno di tutti questi progetti ci vede coinvolti e impegnati tutti in prima persona per assicurare un futuro di continuità.